Faccio parte di quella generazione a metà tra l'ultima tecnologia e la tecnologia avanzata, la generazione dei mangianastri e degli Mp3, delle cassette registrate per non perdere le puntate migliori in tv e di Napster, dei telefonini per chiamare e mandare gli sms ed i primi "videofonini", quelli con la fotocamera interna, dei rullini fotografici da far sviluppare e delle foto da poter scaricare sul pc.
Siamo sempre stati in mezzo ad un totale cambiamento, ad una rivoluzione sempre più in atto intorno a noi, eravamo così presi dall'evoluzione del mondo che ci siamo dimenticati di badare a noi stessi, si.. Perché oggi tutto quello che vi ho elencato qui sopra lo possiamo trovare nel fondo di un cassetto o di un baule, quello stesso scomparto che racchiude la nostra vita, i nostri ricordi e, tristemente, anche i nostri sogni; infranti, desiderati, lottate, sofferti ma a volte mai realizzati per non curanza, perché non avevamo più le forze per portarli avanti o semplicemente perché non facevamo più parte di noi.
Nei cassetti di casa nostra ci sono i ricordi di tutta una vita, ma dove vanno a finire i nostri sogni chiusi nel cassetto?
È inutile cercare di scavare più a fondo, loro non sono li, ma sono negli nostri occhi che ogni giorno guardiamo allo specchio e vediamo incredibilmente pieni di rancore, sono nello scoccare del tempo in cui fai finta di non pensarci, sono in quelle notti dove, puntuale come un orologio svizzero, ti verranno a bussare per chiederti "sei veramente felice?".
Il dilemma sta proprio li, siamo stati sempre una generazione che ha vissuto nel mezzo, nel mezzo tra sogno e realtà, nel mezzo tra scelta concreta e scelta saggia, nel mezzo tra follia e normalità ed in quel mezzo abbiamo lasciato anche metà della nostra parte migliore, quella parte che ci completa veramente e che da un senso ad ogni nostro passo, perché la vera metà della mela non è trovare la nostra anima gemella ma è trovare ogni giorno noi stessi, quello che, a metà tra la vita quotidiana e la morte della monotonia, abbiamo lasciato andare come se fosse un peso.
Sento ripetere in continuazione da persone che conosco, ormai tutti 30enni o giù di lì, troppi "se" e troppi "ma" che lasciano il tempo che trovano nei momenti quotidiani, senza curarsi di eliminare queste incertezze dando priorità a loro stessi; questo purtroppo capita anche a me, immerso nei miei impegni, di pensare che ho sempre poco tempo da dedicare a me stesso, rimandando a domani, sempre a quel domani che, a volte, tarda ad arrivare.
La causa è molto semplice, a volte (anzi, quasi sempre) i nostri sogni non ripagano le nostre aspettative o, più semplicemente, i nostri sogni non pagano le nostre bollette, ed è un dato di fatto che questo senso di "frustrazione" ci porti a pensare che tutto ciò che si fa sembra una "inutile perdita di tempo".
Mai pensiero fu più sbagliato, intanto perché il tempo che dedichiamo a noi stessi e alla nostra arte non sarà mai sprecato, in realtà il vero tempo sprecato (citando jep gambardella nel film "la grande bellezza") è quello che dedichiamo "a cose che non ci va assolutamente di fare", li dovrebbe essere racchiusa la vera tristezza, ma se quello che non vi va di fare sì racchiude nei vostri sogni, allora state correndo dietro il sogno sbagliato.
È vero comunque che i nostri sogni per la maggiore non pagano le nostre bollette, ma questo succede perché, nel mondo attuale e nei periodi di forte crisi economica, le prime cose che vengono tagliate fuori dal mercato sono proprio le forme d'arte.
Le persone vanno sempre di meno alle mostre, nelle gallerie d'arte, al cinema si va solo nel fine settimana e raramente quando c'è la prima di un film che ci piace, per non parlare dei concerti di musica, dalla classica al rock, che tendenzialmente vengono messi da parte anche dai fan più sfegatati di musica perché i biglietti "sembrano" costare troppo (senza considerare il grande lavoro che ci sta dietro). Se tutto questo viene messo da parte, se anche i più grandi artisti passati e presenti non riescono a fare più il classico sold out, figuriamoci se qualcuno è disposto a comprare un cd di un artista sconosciuto incontrato "per sbaglio" in un locale e che mette il suo disco in vendita a 10 euro.
Vorrei soffermarmi su quel "per sbaglio" che ho scritto poc'anzi perché sembra (per mia personalissima opinione) che l'Italia sia il simbolo emblematico del menefreghismo dell'arte in generale, soprattutto quando si parla di arte emergente o di artisti incontrati "per sbaglio" in qualche locale.
Per fare un semplice esempio, Dublino (come l'Irlanda in generale) ma sopratutto la capitale è la città per eccellenza dove gli artisti, di ogni calibro e peso, sono rispettati anche solo con un applauso o un sorriso; per non parlare dell'organizzazione del consolato per artisti di strada nelle varie vie della città (tant'è vero che, per fare l'artista di strada a Dublino, devi fare domanda scritta e se la tua domanda viene accolta, dopo poco tempo arriva al tuo domicilio il pass per poter effettuare le professione, già, perché essere artista in Irlanda è una professione) passando al rispetto che si ha verso i propri colleghi "artist street", di quante persone si fermano a chiederti di dove sei, del tuo progetto, di quanti comprano un cd o prendono almeno un biglietto da visita per visitare veramente la tua pagina Facebook o YouTube (per guadagnare quel famigerato like da moltissimi ricercato come l'oro) oppure nel vedere quella gente così allegra e calorosa entrare nei pub perché "sentono musica provenire dall'interno" (musica quasi sempre dal vivo) dove alla fine di ogni brano si applaude, si sorride e, se sei veramente bravo, ti arrivano così tante birre offerte che neanche i tuoi numerosi amici potrebbero aiutarti a finirle.
L'Italia, in gran parte, non tutta ovviamente, è esattamente il contrario di come descritto qui sopra e la cosa non può che portarmi una grande tristezza per il semplice fatto che ogni giorno centinaia di persone perdono l'occasione di poter conoscere il genio che è dentro ogni artista che si incontra, (genio che ovviamente può piacere e non piacere, chiariamo) ma snobbare a prescindere qualcuno senza neanche ascoltare ciò che ha da "esprimere"attraverso la sua arte sembra oramai una cosa naturale nella società contemporanea che, oltre che nella musica, è persistente anche nelle relazioni umane (oramai si parla dietro un telefonino, si rompe il ghiaccio dentro le chat, senza alcuna emozione) ed incontrare qualcuno in un locale che sta suonando sembra quasi un fastidio, la musica troppo alta, il genere che non piace alle tue delicatissimo orecchie esperte di musica, il non riuscire a scambiare una parola.. Mio dio, che tortura, "che sbaglio", ero venuto solo per una birra, che serata "di merda".
(stendiamo un velo pietoso)
Oltre al fattore culturale che non gioca a nostro favore, c'è anche da dire che la maggior parte delle persone che cercano di campare di arte affrontano la situazione della maniera più sbagliata possibile compiendo svariati errori, intanto bisogna dire che un artista per non fare la fame deve anche fare una serie di cose per contorno, altrimenti rischia di vivere di illusioni senza riuscire ad arrivare dove vuole.
Bisogna mettersi in testa una cosa, che in un mercato, anzi, in un mondo dove chiunque è artista con qualsiasi mezzo, cercare di vivere di sola arte risulta essere un'impresa titanica, perché oggi come oggi chiunque può diventare famoso "avendo già dei soldi da investire", basta "comprare" i follower tramite Instagram, avere un paio di contatti con le agenzie di booking e spendere soldi su di noi (il classico investimento su noi stessi) ed il gioco è "quasi fatto", in pratica se vuoi essere un'artista in modo veloce, devi sganciare… senza mezzi termini.
In tutto questo immenso e saturo mondo di "artisti" del web, oltre alla confusione dilagante di informazioni che ci vengono date ogni giorno, il senso artistico va un po’ a scemare.
Ogni volta che apriamo Instagram o Facebook siamo immersi in centinaia di foto e video di persone che fanno qualsiasi cosa per avere un like, anche azioni autolesioniste, ed oramai non si riesce più a capire cosa sia l'arte e cosa sia idiozia e tu, che ti sei buttato in questo mondo così saturo di NIENTE, fatichi a trovare il tuo oceano blu per emergere.
Pubblicare contenuti sembra quasi assurdo, un po’ come buttare un granello di sabbia su una spiaggia, ed è qui che bisogna concentrarsi su come fare per non essere quel granello di sabbia in mezzo ad una spiaggia.
Come ho detto poc'anzi, avere dei soldi da investire su noi stessi è una delle tantissime chiavi del successo, ma se non si hanno soldi da investire?
Beh, ci sono tantissime altre cose da fare di contorno in questo caso, intanto non si può assolutamente pensare di poter vivere di musica o arte in generale se non siamo ancora nessuno, quindi creare un percorso alternativo di lavoro e nel mentre continuare con il nostro progetto ci porta ad avere una considerazione positiva della vita, un esempio è quello di John Grisham, ideatore dei legal thriller, lui si era prefissato un obiettivo, quello di scrivere una pagina al giorno, mentre continuava a fare il suo lavoro di avvocato, per 365 giorni.
In realtà questa era una sfida contro se stesso, voleva essere in grado di poter dedicare 20/30/50 minuti del suo tempo libero per scrivere una pagina e dopo un anno si ritrovò con un best seller in mano, ma solo dopo il suo secondo libro (best seller) abbandonò il suo lavoro di avvocato per dedicarsi a quello che gli piaceva veramente, scrivere.
Ovviamente, mentre si lavora, io mio consiglio è quello di mettere da parte sempre qualcosa per investirlo su noi stessi.
Altra cosa molto importante che vedo soprattutto nel mio settore, la musica, mi capita spesso di incontrare moltissime persone che possiamo suddividere in questo tipi:
Quelli che anziché pensare alla musica pensano a criticare gli altri musicisti, affermando che non fanno musica, che quella non è arte, senza rendersi conto che le loro parole d'odio logorando solo loro stessi senza tangere minimamente a chi sono rivolte (questa categoria lascia il tempo che trova e non gli dedico più di queste righe).
Quelli che continuano imperterriti a rifiutare collaborazioni perché vogliono portare avanti il mito dell'artista solitario, cosa che personalmente ritengo abbastanza ridicola.
Beyoncé, kanye west (per citarne due) hanno dietro di loro centinaia di persone che collaborano alle loro musiche e come loro altri migliaia di artisti che hanno un team specializzato per la creazione di musiche adatte a loro.
Se anche loro si sono accorti di aver bisogno di altre persone per andare avanti, esattamente, perché voi non dovreste aver bisogno di nessuno per portare avanti i vostri sogni?
Il messaggio che volevo farvi arrivare è uno solo, quello di essere imprenditore di voi stessi, di essere attenti nei dettagli ma flessibili sul da farsi, quello di non cadere mai di fronte alle difficoltà perché la vita stessa è una difficoltà continua per arrivare al completamento di voi stessi, per arrivare a quella metà della mela che senza rendercene conto, ma fin da bambini, ognuno di noi in realtà la sta cercando continuamente e continua a cercare senza sosta.
Che le avversità della vita non facciano mai spegnere la fiamma della passione che avete dentro, lottate affinché possiate vivere la vostra vita in modo pieno ed esclusivo, incrociando in questo cammino persone fantastiche, paesaggi incantevoli, esperienze forti ed emozionanti, perché senza emozioni la vita non ha senso di essere vissuta, ma senza emozioni forti, che vi fanno mancare il respiro, non riuscirete mai a capire qual è la vera metà che state cercando.
Buon viaggio a tutti quanti.
Wecherù